Questi Risoni, contraddistinti dal n°26, sono contrassegnati dal marchio BARILLA, che identifica una storica multinazionale parmense, la quale, con ben 17 brand diversi, opera in vari settori alimentari (pasta secca, sughi pronti, prodotti da forno, farina e pane).
Giova sottolineare che l’articolo in parola si fregia dell’etichetta “Climate Pledge Friendly”, rappresentata da una clessidra alata di colore verde, la quale permette di individuare rapidamente i prodotti titolari di almeno una delle 43 certificazioni di sostenibilità ambientale, attualmente riconosciute da Amazon. In particolare, il pacco di pasta in commento gode della validazione “Compact by Design”, creata da Amazon stesso, la quale identifica quegli articoli con un design più efficiente, ottenuto tramite la rimozione dell’aria e dell’acqua in eccesso; tale operazione, implicando una contrazione delle dimensioni e del peso, comporta un minor impiego di imballaggio e rende più agevole la spedizione; applicata su larga scala, si traduce in una significativa riduzione delle emissioni di anidride carbonica.
Nello specifico, la confezione da 500 g è rappresentata da un astuccio di cartoncino ondulato completamente riciclabile, il quale, essendo realizzato in fibra vergine, è adatto al contatto diretto con gli alimenti. Sul lato esterno dell’incarto sono riportate le caratteristiche dell’alimento, che non è visibile, in quanto Barilla sulle scatole blu (che hanno rimpiazzato quelle azzurre) della linea “I CLASSICI”, a cui questo formato appartiene (nello specifico, fa parte delle c.d. “Pastine”), ha eliminato la finestra trasparente per ridurre l’utilizzo della plastica. Questo tipo di packaging brilla per efficienza; infatti, può essere facilmente aperto senza l’impiego delle forbici, agendo sull’apposito settore pretagliato; inoltre, è sufficientemente resistente in fase di trasporto e scherma in maniera accettabile la generalità di agenti esterni (luce, umidità, ossigeno, odori, ecc.), garantendo un’appagante stabilità dell’alimento. All’interno dell’astuccio, in effetti, non ho registrato né la presenza di aria, né di umidità, che sono i principali artefici della contaminazione e della rapida degradazione dei cibi. Ho, inoltre, constatato che quest’azione protettiva persiste pure dopo l’apertura della scatola; è necessario, però, munirsi di un pezzo di scotch, in quanto, diversamente da altri brand, sul retro della confezione non troviamo il classico nastro adesivo riposizionabile, da staccare e applicare alla sua estremità per permetterne la richiusura “ermetica”.
2️⃣ L’ETICHETTATURA.⚠
L’etichettatura, in lingua italiana, risulta chiara ed esauriente; il consumatore trova tutte le informazioni (non solo nutrizionali) di cui ha bisogno, riguardo alle quali, per motivi di brevità, rinvio prevalentemente alle foto che ho accluso. Mi limito solo ad evidenziare alcuni dati salienti, che ritengo possano aiutare il potenziale acquirente a comprendere se l’articolo risponda o meno ai suoi gusti e alle sue esigenze alimentari.
Dalla lista degli ingredienti, emerge che la pasta è realizzata esclusivamente con semola di grano duro, che viene coltivato e macinato in Italia. Si tratta, in particolare, di 4 diverse varietà di grano duro provenienti da 13 differenti regioni, che, secondo Barilla, danno origine a una combinazione perfetta (l’azienda dice di utilizzare le varianti più adatte alle condizioni climatiche del territorio di coltura) L’obiettivo – pienamente raggiunto👌 – è quello di ottenere un tipo di frumento che, per il suo elevato contenuto proteico (che, nel caso di specie, raggiunge il 13,0%) e per l’ottimo indice qualitativo del glutine, permetta di realizzare una pasta in grado di resistere bene alla cottura e di rimanere “sempre” al dente. Questo grano di alta qualità ha l’ulteriore pregio di essere caratterizzato da un basso impatto ambientale, in quanto la sua produzione avviene con risparmio di acqua e di energia elettrica, grazie pure all’impiego di fonti rinnovabili.
La pasta prende forma nell’impianto proprietario di Parma, nel quale per la gestione dei rischi da contaminanti chimici, biologici, microbiologici e fisici, viene adottato un modello “HACCP” (Hazard Analysis Critical Control Points) in linea con i requisiti dello schema di certificazione “FSSC 22000 v5.1”. Questa metodologia operativa, con la quale vengono definiti e monitorati i punti critici di controllo del processo produttivo (i c.d. “CCP”, fondamentali per garantire la sicurezza dei prodotti alimentari), affianca, inoltre, un “Sistema di Gestione Integrato Sicurezza, Ambiente ed Energia”, che, secondo quanto asseverato da un ente indipendente, è conforme rispettivamente alle norme “UNI ISO 45001” (in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro), “UNI EN ISO 14001” (in materia ambientale) e “UNI EN ISO 50001” (in materia di gestione energetica). Non potendo soffermarmi, per le anzidette ragioni di economia testuale, sulle validazioni sinora menzionate, rimarco solamente che esse presuppongono una serie di stringenti controlli fisici, chimici, bio-chimici e organolettici, per cui sono foriere di alta qualità, igiene e sicurezza alimentare, alle quali contribuisce anche l’accurato sistema di tracciabilità, utilizzato dall’azienda per monitorare costantemente la catena di fornitura.
La tabella nutrizionale rivela che l’apporto calorico per 100 g di prodotto è di 359 kcal (grassi: 2,0 g, dei quali solamente 0,5 g sono di acidi grassi saturi; carboidrati: 72,0 g, di cui 3,5 g di zuccheri; proteine: 12,0 g; fibre: 3,0 g; sale: 0,01 g).
Non manca sull’incarto il lotto di produzione e il c.d. “termine minimo di conservazione” (o “TMC”), il quale, preceduto dalla solita formula “da consumarsi preferibilmente entro”, è collocato sufficientemente avanti nel tempo (circa 26 mesi rispetto al momento della consegna). Ricordo a me stesso che tale data rappresenta la soglia temporale fino alla quale l’alimento mantiene intatte le sue proprietà, se conservato correttamente. Superato tale termine, non diventa pericoloso per la salute; sarà ancora possibile consumarlo, ma le sue qualità organolettiche inizieranno a subire una progressiva flessione. Non viene, invece, indicato un c.d. “PAO” (“period after opening”), ossia una soglia temporale entro cui consumare la pasta, una volta aperta la confezione; l’importante, come suggerisce lo stesso produttore, è conservarla in un luogo fresco e asciutto.
Completa l’etichettatura l’indicazione del quantitativo contenuto (500 g), che il fabbricante considera equivalente a 12 porzioni (sinceramente, nonostante la crescita di volume per effetto della cottura, 41 g di questi ditalini, come di altri formati analoghi😉, per me sono pochi🥣). Il predetto valore ponderale è affiancato dalla “℮” che rappresenta il c.d. “simbolo di stima”, il quale certifica che il divario tra la quantità effettiva contenuta nella confezione e quella nominale riportata in etichetta non eccede i limiti fissati dalla normativa dell’Unione Europea. Non ci sono, invece, ragguagli afferenti alla compatibilità con i vari regimi alimentari; viene sottolineata solo la possibile presenza di tracce di soia e di senape.
3️⃣ I RISONI.🥣
Simile a un grande chicco di riso (da cui, appunto, deriva il nome), questa pastina si presta alla cucchiaiata generosa; complici, soprattutto, le sue dimensioni. Ha, infatti, una lunghezza di 8,5 mm e uno spessore di 1,8 mm. Di colore giallo paglierino opaco, non presenta imperfezioni: tutta integra, senza crepe e totalmente priva di puntini bianchi o neri. Non è ricoperta dalla classica patina bianca di polvere di amido, poiché non è trafilata al bronzo, bensì al teflon; ciononostante, lo strato superficiale è piuttosto ruvido e poroso, per cui trattiene in maniera apprezzabile condimenti di ogni tipo, i quali, a prescindere dalla loro composizione e consistenza, non hanno scampo; con sommo gaudio del nostro palato😋, è davvero improbabile che scivolino via.
Il tempo di cottura di questo formato è di 10 minuti, trascorsi i quali la pasta rimane piacevolmente al dente; anche se resta sul fuoco un po’ di più, non scuoce; inoltre, pure dopo essere stata scolata, conserva per diversi minuti tutte le sue caratteristiche: non diventa collosa, né tende ad appiccicarsi.
È piuttosto soda; offre, in effetti, una buona resistenza alla masticazione, che è la medesima per tutto il suo corpo. Questa valida consistenza, oltre ad essere omogenea, si rivela corposa, tenace e farinosa; inoltre, è abbinata ad una pregevole elasticità (da non confondere con “gommosità”); se infatti schiacciamo un Risone col cucchiaio, nel momento in cui allentiamo la pressione tende a riacquistare la sua forma originaria.
Nonostante il processo rapido di essiccazione, questa pasta ha un odore e un sapore abbastanza gradevoli (è ben percettibile il sentore di grano!😋). Se la si assaggia priva di condimento, dopo averla cotta al dente in acqua senza sale, emerge un perfetto equilibrio tra la dolcezza dell’amido e l’acidità maturata per effetto della fermentazione intervenuta nel corso della lavorazione. Analogamente agli altri commensali, non ho riscontrato alcun problema di digeribilità o altro genere di “intolleranza”😌.
Cucinabile sia come il riso, sia come la pastina, è un formato infinitamente versatile; è ideale per arricchire zuppe, minestre e brodi, ma, al tempo stesso, può essere utilizzato per preparare ricette asciutte e piatti freddi. La sfilza di piatti al cucchiaio per i quali lo utilizzo si arricchisce vieppiù, quindi qualsiasi tentativo di elencazione risulterebbe riduttivo. Ritengo più sensato fare appello alle innumerevoli ricette rinvenibili sul sito della Barilla, le quali integrano una buona base di partenza per dare sfogo alla propria inventiva culinaria.
4️⃣ LE CONSIDERAZIONI FINALI🤔👨🏽💻
Le argomentazioni dedotte nelle righe che precedono e le conseguenti considerazioni sviluppate mi portano ad esprimere un giudizio complessivamente positivo sulla qualità e sulla gradevolezza del prodotto (nonostante la sua trafilatura al teflon e l’essiccazione piuttosto breve), da cui discende una valutazione di congruità riguardo al prezzo di 0,79 euro, al quale viene attualmente venduta la confezione da 500 g. Un importo, equivalente ad un costo al chilogrammo di 1,58 euro, il quale, sulla base di un’accurata analisi comparativa, estesa pure alle offerte presenti nelle ultime settimane sui volantini della “GDO”, si rivela anche abbastanza competitivo🤑; soprattutto, se si tiene conto che non stiamo parlando di un formato “scorta”😉