L’autore ha messo in piedi una magnifica storia di tipo poliziesco per esplorare la natura del male, o forse sarebbe meglio dire “passeggiare in mezzo alla natura del male” considerata la lucidità e il tranquillo disincanto con cui la rivela al lettore. Come già molti sanno il romanzo esonda dal genere della narrativa per affrontare di petto l’assurdità del male, la mancanza di senso nelle vite che conducono al male, la mancanza di senso di chi pur conducendo una vita tranquilla e non desiderando nulla di più, si trova travolto da tragedie che sconvolgono la vita.
Personalmente sono rimasto colpito da due specifici aspetti del male come viene presentato dallo svolgersi dell’intreccio. Il primo la sua temporalità: mentre il bene costituisce lo sfondo immutabile del paesaggio, la routine della vita quotidiana, anche le stanche abitudini che caratterizzano i rapporti di amicizia tra i personaggi, quieti come il paesaggio del deserto del New Mexico, il male è invece qualcosa che prima non c’era e poi c’è, il male “irrompe”. E’ i resti dei veicoli al centro di una sparatoria tra corrieri della droga ai lati della strada, è l’arrivo di un killer psicopatico alla cassa del minimarket di una stazione di servizio, è un testa o croce con la morte. L’altro aspetto cruciale ho trovato fosse il continuo autorinnovamento che impegna il male. Mi ha colpito un aneddoto citato nel romanzo, per cui negli anni ’40 secondo un sondaggio, ciò che preoccupava di più nelle scuole era l’abitudine che stava prendendo piede tra i ragazzi di fare schiamazzi in aula e correre nei corridoi. Quarant’anni dopo si sono trovati a dover affrontare le armi e la droga che circolava nelle scuole. Più in generale il male è al passo coi tempi, era la bramosa sete di conquista e di sangue che caratterizzava i conquistatori nei secoli addietro, è il fascino per il denaro, per i soldi facili, dei giorni nostri. Il male ama le novità.
Esattamente all’opposto il bene invece si presenta come ciò che è considerato come buono e giusto in ogni tempo e luogo, l’amicizia discreta fatta di poche parole, la sincera preoccupazione della moglie per i rischi che potrebbe correre il marito, la quotidiana dedizione di una figlia per la madre malata di cancro, la cura nell’osservazione delle regole del buon vicinato. Quella miriade di piccoli gesti compiuti da una miriade di persone che rimangono nel silenzioso anonimato, non fanno notizia. Mentre un altro tratto caratteristico del male è il fatto che 1) checché se ne dica viene praticato consapevolmente solo da poche persone e 2) pure nella ristrettezza degli individui e degli episodi in cui si scatena, riesce a sconvolgere la quiete, se non addirittura la vita, di un’intera comunità.
E’ un romanzo che si presta alla periodica rilettura per trovare sempre nuovi spunti di riflessione, tanto più senza farsi così successivamente distrarre dall’avvincente storia poliziesca che già da sola vale il libro. Non a caso hanno tratto un film che vanta la partecipazione di numerosi attori di prim’ordine e la conquista di ben quattro premi Oscar.
La prosa è asciutta come nel consueto stile dell’autore, i dialoghi sono sempre diretti e non lasciano scampo all’autore cui non è quindi concesso distrarsi dai piani dei criminali, così come dalle mosse delle persone di buona volontà per contrastarli.
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NON E’ UN PAESE PER VECCHI di Cormac McCarthy vs il film dei fratelli COEN
Cormac McCarthy il premio Pulitzer per la narrativa lo ha ricevuto nel 2007 per La strada, ma probabilmente è Non è un paese per vecchi il romanzo più emblematico per conoscerne lo stile e la visione.Uno dei protagonisti della vicenda è Llewelyn Moss, un reduce del Vietnam proprio come John Rambo. Dopo la guerra Llewelyn ha trovato un impiego da saldatore, Rambo neanche quello.Nei primi anni ’80, nella cittadina di Hope, nello stato di Washington, il guerriero e pilota Rambo non è più accettato da un paese per il quale ha versato il sangue: nella sua patria si ritrova a combattere una guerra che non è più la sua. Una guerra che non ha cominciato lui, e che non ha voluto lui. Una guerra mossa dai giovani contro i vecchi.Nel 1980, in un polveroso Texas, dalle parti di Terrell County, Llewelyn Moss ha avuto più fortuna di Rambo. Dopo il lavoro trascorre il tempo dando la caccia alle antilopi. Vicino al confine con il Messico si imbatte in un convoglio di narcotrafficanti che si sono scornati fra di loro. Llewelyn pensa bene di prendere i soldi e scappare. La polizia sarà il minore dei suoi problemi. I signori della droga rivogliono indietro il proprio bottino, e allora sguinzagliano alle sue costole il pazzesco, e pazzo, Chigurh.A differenza di Rambo, questa è una guerra che Moss si è andato a cercare. Inutile dirlo, compirà un errore dietro l’altro e la sua borsa piena di soldi disseminerà più cadaveri della valigetta di Pulp Fiction.I lunghi ma concisi capitoli di Non è un paese per vecchi ci narrano questa caccia all’uomo seguendo tre punti di vista diversi ma ciascuno splendente di una propria limpidezza.1. Il fuggitivo Llewelyn, cowboy incosciente e pronto a tutto che abbandona la roulotte in cui vive insieme alla giovane moglie Carla Jean e riscopre il piacere di fare il fuorilegge rubacuori nella assolata frontiera.2. Lo psicopatico Anton Chigurh (attenzione, non si pronuncia Sugar) che nel deserto avanza ineluttabile verso il suo assassino schiacciando vittime neanche fosse un tir.3. L’onesto e stanco sceriffo della contea Ed Tom Bell, veterano della Seconda Guerra Mondiale a un passo dalla pensione e affezionato alla moglie Loretta. A lui sono affidate le pessimistiche riflessioni (in corsivo ad apertura di ciascun capitolo) su un mondo che cambia, che si fa più cupo e violento e che lui fatica a riconoscere.I dialoghi sono incredibilmente caratteristici, con frasi a spizzichi e bocconi e domande ripetute allo sfinimento, sia se pronunciate dall’animalesco e violento Chigurh sia dal disilluso sceriffo la cui coscienza e senso di giustizia non conoscono limiti. Un uomo d’altri tempi, che ricorda ancora cosa sia la pietà. Un individuo la cui inclinazione al pacifismo gli riporta alla mente un’epoca in cui gli sceriffi amministravano la legge senza portare la pistola… praticamente le sue memorie spazzano via in un solo istante tutta la romantica epica del western.Se alla luce del sempiterno conflitto generazionale Chigurh è il giovane mentre Bell è il vecchio, allora anche Chigurh è già un dinosauro ai nostri occhi.Questo sicario, sempre un passo avanti rispetto agli agenti dell’antidroga, rovista fra le bollette del telefono intestate alle vittime per stabilire la prossima destinazione. Oggi Chigurh (o nel 2005, anno di pubblicazione), di fronte a un hacker di Las Vegas che svolgerebbe il suo identico lavoro in molto meno tempo, direbbe egli stesso: non è un paese per vecchi. Verso ripreso nel titolo del romanzo e che ammicca al poema Sailing to Byzantium di Yeats.Da Bell a Chigurh passando per l’uomo di mezzo Llewelyn, attraversiamo un pezzo d’America in uno schizofrenico sorpasso di valori. Da un lato abbiamo l’antica etica cristiana che si mantiene in corsia, e dall’altro abbiamo il giovane dio denaro che preme l’acceleratore a tavoletta.La disincantata filosofia di McCarthy serpeggia sottotraccia fra struggenti e contorte highway morali e convinzioni politiche sgretolate dai tempo. Un pensiero crudo come la terra secca che lo genera: la dolente provincia americana che può essere raccontata degnamente solo da una scrittura ridotta all’essenziale...
