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Le malerbe Copertina rigida – 10 ottobre 2019
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Età di letturaDa 3 anni in su
- Lunghezza stampa487 pagine
- LinguaItaliano
- Dimensioni15.8 x 3.9 x 21.9 cm
- EditoreBao Publishing
- Data di pubblicazione10 ottobre 2019
- ISBN-108832732572
- ISBN-13978-8832732573
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Dettagli prodotto
- Editore : Bao Publishing (10 ottobre 2019)
- Lingua : Italiano
- Copertina rigida : 487 pagine
- ISBN-10 : 8832732572
- ISBN-13 : 978-8832732573
- Peso articolo : 900 g
- Dimensioni : 15.8 x 3.9 x 21.9 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 11.256 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 419 in Politica (Libri)
- n. 476 in Studi culturali e sociali (Libri)
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Il libro si apre in Corea nel 1934 e Yi Okseon è solo una bambina povera che sogna di poter andare a scuola, ma ciò le è impedito. Siamo in una realtà storica difficile, mossa da una società patriarcale dove le donne sono discriminate e non possono studiare come i loro fratelli maschi, soprattutto per quanto riguarda i ceti sociali più umili. Yi Okseon è quindi costretta ad aiutare in casa, occuparsi dei suoi fratelli più piccoli, o seguire sua madre al mercato. La loro è una vita molto complicata, dove c’è poco cibo per sfamare tutti, una realtà dura peggiorata pian piano dai venti di guerra. Il sogno della bambina sembra realizzarsi quando viene in un certo senso venduta dai suoi genitori, per essere adottata da un’altra famiglia, che con l’inganno di farla studiare, in verità la sfrutterà per lavori umili.
All’epoca le ragazzine tra i 10 e i 20 anni, soprattutto di povere origini – si mette in luce qui anche la discriminazione sociale oltre che di genere -, finivano per svolgere lavori come cameriere o intrattenitrici (kisaeng), o ancor peggio, come prostitute.
Un giorno, nell’estate del 1942, mentre è fuori per svolgere un servizio, degli uomini coreani la rapiscono e la portano con la forza in Cina, nella città di Yanji nel Jiandao, in una delle numerose Stazioni di Conforto, dove si ritroverà con altre ragazze a svolgere lavori ancora più duri, estenuanti nei lavori di ampliamento di un aeroporto giapponese, fino ad arrivare a essere sfruttate dai soldati Giapponesi per sopperire ai loro viscidi e assurdi bisogni sessuali. Yi Okseon, all’età di sedici anni, diventa così una cosiddetta Donna di Conforto, che deve essere pronta a subire violenze continue da numerosi uomini ogni giorno. I loro nomi vengono cambiati in altri giapponesi, come a voler rimuovere l’identità, la precedente vita.
Anche in questo caso, però, l’autrice non si limita a narrare solo quegli attimi atroci, ma anche i momenti successivi. La vita alla fine di quell’esperienza dolorosa, l’essere ignorate e viste come delle reiette, la vergogna e l’impossibilità di tornare a casa. Anche i rapporti con i genitori, le sorelle, i fratelli, sono molto difficili da ricostruire, in alcuni casi non ci sarà mai una riconciliazione. Quell’esperienza già terribile, diventa una macchia impossibile da cancellare.
C’è anche, però, una sorta di rinascita di una ragazza, ormai donna, che riesce in qualche modo ad avere una famiglia sua, nonostante tutto, e un’anziana pronta a lottare per far riconoscere al mondo intero le atrocità compiute dai Giapponesi nei confronti di molte donne dei paesi assoggettati durante la Seconda Guerra Mondiale.
È un graphic novel bellissimo quanto duro, con grandi pennellate nere, spesso veri e propri quadrati scuri, che esprimono bene i momenti più dolorosi, crudi, quasi a celare l’orrore della violenza, con volti inesistenti nel disegnare i giapponesi, quasi che fossero un unico essere, tutti uguali, bestie pronte a infierire sui corpi di giovani – e giovanissime – donne, con brutalità, incuranti del dolore, della sofferenza. Donne che diventano meri oggetti di piacere, e nulla più. Ci sono però anche immagini più chiare, floreali, naturalistiche, che fanno quasi respirare un po’ il lettore, quasi a spingerlo a fermarsi per riflettere; bellissimi sono anche i disegni dell’incontro tra autrice e protagonista, quei racconti, ma anche le risate.
Queste vittime, queste donne, vengono paragonate nel titolo all’erba che cresce in un campo, che si piega al vento, e si rialza anche se calpestata.
Yi Okseon è solo una delle tante voci, ma la sua esperienza diventa un racconto più ampio, universale, la storia di tutte le vittime di una simile schiavitù.
Le Malerbe è un’opera importante, necessaria, che non solo mette in luce una pagina della storia per troppo tempo nascosta, ma è anche una sorta di omaggio a Yi Okseon, e alle altre nonne coreane – e non solo (vittime furono anche le donne taiwanesi, cinesi, indonesiane, filippine, vietnamite, malesi, thailandesi, birmane ma anche olandesi)-.
Yi Okseon appare come una guerriera che ha lottato tutta la vita per la sua sopravvivenza, ed è poi diventata un’attivista coraggiosa. E che nonostante tutto continua a ridere e far battute: dolcissime quelle immagini.
Una donna che ha attraversato l’inferno, è stata schiacciata come un’erba di campo, e poi è tornata a risollevarsi, amante della vita, nonostante senta di non aver mai vissuto un solo istante di felicità da quando è uscita dal ventre di sua madre.
Se volete continuare ad approfondire il discorso delle comfort women, vi invito quindi a recuperare subito questo graphic novel. Ne vale davvero la pena!
Questa graphic novel, dal sempiterno bianco/nero, apre uno squarcio su una pagina misconosciuta ai più, (pure agli stessi orientali fino a poco tempo fa), ovvero lo sfruttamento delle "comfort women", donne soprattutto coreane (ma anche cinesi, giapponesi ed altre etnie dell'est asiatico insieme alle olandesi) deportate e sfruttate per compiacere i bisogni sessuali dei soldati giapponesi, durante la guerra sino-giapponese, antecedente la seconda guerra mondiale. La storia ruota intorno alla sfortunata ma caparbia Yi Okseon, dalla sua povera infanzia fino al viaggio forzato in Cina e poi il ritorno in Corea, 55 anni dopo. La fanciulla ne vedrà di cotte e di crude, vivrà attimi di bieca bassezza morale e picchi di sorellanza e sostegno reciproco. Il romanzo è disegnato, come detto sopra, in bianco/nero, pennellate decise e delicate al contempo, con il nero che prevale nei momenti di sconforto della protagonista.
Sono pagine che dovrebbero comparire nei libri di storia, ma soprattutto dovrebbero far riflettere su come molti popoli tendano ad insabbiare gli orrori perpetrati a scapito di altri (il Giappone ha impiegato 70 anni per chiedere scusa sulla questione delle comfort women, ed i governi sembrano minimizzare il riconoscere i misfatti compiuti in guerra, dal massacro di Nanchino agli esperimenti sulle vittime cinesi). Il romanzo contiene una postfazione con molti elementi bibliografici per coloro volessero approfondire.
Poi essendo una graphic novel, l'unica cosa che mi sento di giudicare è lo stile del disegno, che a me personalmente è piaciuto tantissimo, e soprattutto, penso (ma questo è un caso ovviamente) si adatta perfettamente a ciò che viene raccontato, lo stile e il bianco e nero riescono a dare vita a quello che questo libro racchiude.
Nel complesso una lettura di certo non facile, spesso troppo cruda come diversamente non poteva essere visti gli eventi raccontati e il tema trattato che solo in questo modo può essere trattato, ma ripeto, è una lettura necessaria, non di quelle che ti scatenano emozioni e le ricordi nel tempo per gli stati d'animo che ti hanno suscitato, ma piuttosto che ti scavano dentro e ti lasciano una sorta di fossa e quindi le ricordi per il vuoto e il peso di quel vuoto che ti rimane addosso una volta girata l'ultima pagina e chiuso il libro.
Poi essendo una graphic novel, l'unica cosa che mi sento di giudicare è lo stile del disegno, che a me personalmente è piaciuto tantissimo, e soprattutto, penso (ma questo è un caso ovviamente) si adatta perfettamente a ciò che viene raccontato, lo stile e il bianco e nero riescono a dare vita a quello che questo libro racchiude.
Nel complesso una lettura di certo non facile, spesso troppo cruda come diversamente non poteva essere visti gli eventi raccontati e il tema trattato che solo in questo modo può essere trattato, ma ripeto, è una lettura necessaria, non di quelle che ti scatenano emozioni e le ricordi nel tempo per gli stati d'animo che ti hanno suscitato, ma piuttosto che ti scavano dentro e ti lasciano una sorta di fossa e quindi le ricordi per il vuoto e il peso di quel vuoto che ti rimane addosso una volta girata l'ultima pagina e chiuso il libro.