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Il figlio della profezia Copertina flessibile – 29 agosto 2023
Opzioni di acquisto e componenti aggiuntivi
- Lunghezza stampa684 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreMondadori
- Data di pubblicazione29 agosto 2023
- Dimensioni14 x 5 x 21.5 cm
- ISBN-108804768673
- ISBN-13978-8804768678
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Dettagli prodotto
- Editore : Mondadori (29 agosto 2023)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 684 pagine
- ISBN-10 : 8804768673
- ISBN-13 : 978-8804768678
- Peso articolo : 730 g
- Dimensioni : 14 x 5 x 21.5 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 74,826 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
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la serie fantasy “Sevenwaters” della scrittrice Juliet Marillier è al suo terzo volume con “Il figlio della profezia”. Ringraziamo la casa editrice Mondadori per aver ripubblicato questa opera bellissima e averci regalato la copia digitale del romanzo.
Se avete letto insieme a me i volumi precedenti, sapete che questa serie mi sta piacendo moltissimo perché è perfetta da ogni punto di vista: scrittura, trama, stile, sembra modellata come una statua di marmo, studiata in ogni dettaglio. Il risultato è un’opera affascinante e magica.
In questo capitolo ci allontaniamo dalle terre di Sevenwaters e ci trasferiamo a nord, in un paesino sperduto sulle rive dell'oceano, un luogo remoto e isolato, battuto dal vento, dal garrire dei gabbiani e dall'imponenza delle scogliere affacciate sull'oceano.
È qui che si è nascosto Ciaràn dopo la fuga con Niamh dai territori di Eamonn ed è qui che vede la luce la loro figlia Fainne.
È lei la protagonista di questo volume, una bambina diversa dalle due che l'hanno preceduta: cresciuta come un'eremita, a pane, acqua, isolamento e magia. Ciaràn è in tutto e per tutto un druido, votato alla magia e alla sua ricerca continua e allo stesso modo educa la bambina. Vivono nelle grotte delle scogliere a strapiombo sul mare e là Fainne, sin dalla più tenera età, è introdotta alle pratiche magiche di sua nonna, Oonagh (l'essere maligno che nel primo volume strega il padre dei sette fratelli e li trasforma in cigni) e di suo padre. Nonostante sia ella stessa una figlia di Sevenwaters, non sente alcun legame con le terre e la famiglia di sua madre. Al contrario, sente tutto il peso delle sue origini paterne, quelle che la rendono una strega il cui destino può molto facilmente votarsi al male per la sua stessa natura. Sevewaters è un territorio lontano ed estraneo, la famiglia della madre è la causa della sua vita triste e della sua ancora più terribile fine.
Unico amico della bambina è Darragh, figlio del capo della tribù di nomadi che ogni estate si accampa nella loro regione; con lui trascorre ogni estate, l'unico periodo in cui gli insegnamenti del padre si alleggeriscono un poco. Con Darragh esplora le scogliere, attraversa i boschi e percorre le spiagge, trascorre le sere al suono dei loro silenzi o di quello struggente della cornamusa del ragazzo.
Tutto questo fino a che il padre non le rivela la sua volontà di allontanarla e farla trasferire a Sevenwaters, ma solo dopo un'ultima estate insieme alla nonna, che le avrebbe insegnato i modi di una vera signora.
Immaginate lo sgomento della bambina, allontanata dal padre, in compagnia di una nonna temuta e odiata, con la prospettiva di finire in terra straniera, in mezzo a estranei che ha sempre considerato i fautori del tragico destino della madre. Ma non basta, ricattata dalla nonna, diventa il suo strumento di vendetta, il cavallo di troia causa della disfatta di Sevenwaters.
E qui mi fermo perché come nei precedenti volumi la trama è fitta, intricata e molto articolata e non ha senso raccontarvela in una recensione.
Ma è importante sottolineare che questo episodio si discosta molto dai precedenti. Intanto per l'ambientazione; poi perché la protagonista è lontana dalla tradizione magica della sua famiglia, anzi si crede sua nemica naturale; infine, per la vena maligna che come un velo ammanta tutta la narrazione e che è causata dalla prepotente presenza della strega Oonagh la cui influenza, come nel primo volume, avvelena molte delle azioni della nipote.
Si discosta anche nei personaggi. A differenza dei primi due libri, ricchi di caratteri tutti in rilievo nella narrazione, in questo episodio la storia è concentrata principalmente su Fainne: è lei la protagonista indiscussa, gli altri sono comparse più o meno importanti che di volta in volta fanno risaltare la ragazza.
Questo libro è molto più lento, molto meno ricco di eventi, molto più spazio è dato al sé, all'io di Fainne.
Leggendo di Fainne mi sono specchiata. Da quando scrivo, in più di un'occasione le recensioni sono state uno specchio dell'anima. E anche oggi continuano ad esserlo, lo sono, anche se nel silenzio: di un libro non letto, di una recensione non scritta, perché risulta difficile leggere, risulta difficile scrivere. È come se il blocco che sento mi fermasse a tutto tondo. Ma quando qualcosa ti è dentro non puoi non farla; anche se a fatica è come se andassi contro corrente, continui a farla perché semplicemente non puoi smettere.
È così che si sente Fainne, per quasi tutto il libro, costretta dalle circostanze a fare cose che non vorrebbe, dibattuta tra una doppia natura, una dicotomia, senza sapere davvero chi è: la nipote degna erede della strega o la nipote della figlia della foresta? Chi è Fainne?
Mentre oscilla tra l'una e l'altra vorrebbe restare immobile, invece è costretta a fare o non fare, sempre divisa e combattuta, a camminare contro corrente.
Che fatica.
Ma nel dubbio trova la sua strada, una strada particolare che non ho intuito fino alla fine, un finale che mi ha lasciata sorpresa, inatteso.
Un capitolo difficile, ma altrettanto maestoso, proprio perché, quando la rotta della serie sembrava tracciata, prende invece una piega del tutto inaspettata, un episodio di rottura che però chiude perfettamente il cerchio.