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La città dei vivi Copertina flessibile – 20 ottobre 2020

4,4 4,4 su 5 stelle 2.505 voti

«Tutti temiamo di vestire i panni della vittima. Viviamo nell'incubo di venire derubati, ingannati, aggrediti, calpestati. Preghiamo di non incontrare sulla nostra strada un assassino. Ma quale ostacolo emotivo dobbiamo superare per immaginare di poter essere noi, un giorno, a vestire i panni del carnefice?» "Le parole di Nicola Lagioia ci portano dentro il caso di cronaca più efferato degli ultimi anni. Un viaggio per le strade buie della città eterna, un'indagine sulla natura umana, sulla responsabilità e la colpa, sull'istinto di sopraffazione e il libero arbitrio. Su chi siamo, o chi potevamo diventare. Nel marzo 2016, in un anonimo appartamento della periferia romana, due ragazzi di buona famiglia di nome Manuel Foffo e Marco Prato seviziano per ore un ragazzo più giovane, Luca Varani, portandolo a una morte lenta e terribile. È un gesto inspiegabile, inimmaginabile anche per loro pochi giorni prima. La notizia calamita immediatamente l'attenzione, sconvolgendo nel profondo l'opinione pubblica. È la natura del delitto a sollevare le domande più inquietanti. È un caso di violenza gratuita? Gli assassini sono dei depravati? Dei cocainomani? Dei disperati? Erano davvero consapevoli di ciò che stavano facendo? Qualcuno inizia a descrivere l'omicidio come un caso di possessione. Quel che è certo è che questo gesto enorme, insensato, segna oltre i colpevoli l'intero mondo che li circonda. Nicola Lagioia segue questa storia sin dall'inizio: intervista i protagonisti della vicenda, raccoglie documenti e testimonianze, incontra i genitori di Luca Varani, intrattiene un carteggio con uno dei due colpevoli. Mettersi sulle tracce del delitto significa anche affrontare una discesa nella notte di Roma, una città invivibile eppure traboccante di vita, presa d'assalto da topi e animali selvatici, stravolta dalla corruzione, dalle droghe, ma al tempo stesso capace di far sentire libero chi ci vive come nessun altro posto al mondo. Una città che in quel momento non ha un sindaco, ma ben due papi. Da questa indagine emerge un tempo fatto di aspettative tradite, confusione sessuale, difficoltà nel diventare adulti, disuguaglianze, vuoti di identità e smarrimento. Procedendo per cerchi concentrici, Nicola Lagioia spalanca le porte delle case, interroga i padri e i figli, cercando il punto di rottura a partire dal quale tutto può succedere".
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Dall'editore

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Nicola Lagioia è nato a Bari nel 1973. È direttore del Salone Internazionale del Libro di Torino e conduce Pagina 3, la rassegna stampa culturale di Rai Radio 3. Con Einaudi ha pubblicato Occidente per principianti (2004), Riportando tutto a casa (2009, Premio Viareggio-Rèpaci, Premio Vittorini, Premio Volponi), La ferocia (2014, Premio Strega e Premio Mondello) e La città dei vivi (2020).

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«La città dei vivi insomma è finzione al suo meglio, un particolare tipo di finzione che soffia vita nei documenti del reale». Domenico Starnone, la Lettura – Corriere della Sera

«È un conto che Lagioia decide di saldare innanzitutto con se stesso, con "il segreto" che si porta dietro […] Che trasforma quell'omicidio in una dolorosa seduta analitica non solo per lui, ma per ciascuno di noi. Padre, fratello o figlio che sia». Carlo Bonini, la Repubblica

«Prima di iniziare a leggere, mi sono chiesta come avrebbe fatto Lagioia a raccontare una storia così atroce, ambigua, contorta senza soccombere sotto il peso della responsabilità […] Era difficilissimo. E lui ci è riuscito». Antonella Lattanzi, tuttolibri – La Stampa

Dettagli prodotto

  • Editore ‏ : ‎ Einaudi (20 ottobre 2020)
  • Lingua ‏ : ‎ Italiano
  • Copertina flessibile ‏ : ‎ 472 pagine
  • ISBN-10 ‏ : ‎ 8806233335
  • ISBN-13 ‏ : ‎ 978-8806233334
  • Peso articolo ‏ : ‎ 550 g
  • Dimensioni ‏ : ‎ 14.3 x 3 x 22.4 cm
  • Recensioni dei clienti:
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Informazioni sull'autore

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Nicola Lagioia
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2.505 valutazioni globali
I morti eterni
4 Stelle
I morti eterni
"La città dei vivi" (Einaudi, 2020) racconta il caso di cronaca più efferato degli ultimi anni. Nel marzo 2016, in un anonimo appartamento della periferia romana, due ragazzi di buona famiglia, Manuel Foffo e Marco Prato, seviziano per ore un ragazzo più giovane, Luca Varani, portandolo a una morte lenta e terribile: tre persone, tre famiglie di diversa estrazione. Un gesto insensato che segna anche l'intero mondo che li circonda.L'autore del libro, Nicola Lagioia, fa tesoro di "A sangue freddo" e riparte dal principio: intervista i protagonisti e dà spazio a molteplici punti di vista, raccoglie documenti e testimonianze, incontra i genitori di Luca Varani, intrattiene un carteggio con uno dei due colpevoli. Il coro greco odierno è affidato alle voci e ai post su Facebook degli amici o dei semplici conoscenti. L'indagine è intervallata agli episodi di finzione che coinvolgono un turista olandese che attraversa la città eterna, così sporca e così ladra, in un momento in cui non ha un sindaco ma ben due papi.Non è un giallo in cui conta scoprire chi è il colpevole, qui si cerca un senso più alto. Del caso mediatico sono noti tutti i dettagli, qui riportati con una suggestiva prosa romanzesca, arricchita dalla costruzione di dialoghi verosimili e che lo rende accessibile a tutti. Sulla scorta del miglior Carrère, da questa indagine emerge una disamina della natura umana: dall'istinto di sopraffazione alla colpa del delitto, alle conseguenze delle scelte fatte dal libero arbitrio. Ma anche su un tempo fatto di confusione sessuale e disuguaglianze, vuoti di identità e smarrimento...
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Recensioni migliori da Italia

Recensito in Italia il 5 aprile 2023
Nonostante la mia predilezione per thriller, gialli e noir, mi concedo qualche escursus in altri generi. Così, dopo aver letto "La ferocia" di Nicola Lagioia, mi è venuta curiosità di leggere "La città dei vivi", di tutt'altro genere.
L'opera si basa sul terribile fatto di cronaca nera avvenuto nel 2016 quando due ragazzi sui 30anni, di "buona famiglia", massacrarono un 23enne dopo averlo tenuto segregato nell'appartamento di uno di loro. Il libro è cronaca, analisi, investigazione del fattaccio. Maturato tra splendori e miserie di Roma, prende in analisi la dinamica cruda dell'omicidio, ma non solo. Cerca di capire il perché, il movente dell'omicidio. Ma la risposta non é facile: noia, disagio, incapacità di intendere e volere causate dall'uso di stupefacenti non bastano a dare una motivazione, che probabilmente non c'è o è una concausa. I due assassini consumano cocaina a fiumi, hanno un legame indefinibile, si muovono nella Città Eterna senza una direzione definita, direzione intesa come punto verso cui condurre le proprie esistenze. Apparentemente le famiglie di origine dei due assassini sono "normali" ma entrambe sembrano non badare ai loro figli, li vivono quasi con distacco, quasi come se non li avessero realmente desiderati, diversamente dai genitori della vittima, che invece il figlio l'hanno desiderato tanto da andare ad adottarlo nella ex Yugoslavia, per poi vederselo strappare in un modo atroce. Ad un certo punto sembra sorgere la domanda: ma i carnefici lo sono davvero o sono anche loro vittime? Vittime di una società non in grado di fornire una visione del futuro per cui valga la pena lottare, una società che non investe nei giovani, i quali diventano sempre più bersagli di utopie, di realtà distorte che li spingono a comportamenti al limite del degrado morale e fisico.
"Tutti siamo stati giovani, tuti abbiamo fatto delle stupidaggini- Se però metto a confronto quello che combinavamo noi con il loro stile di vita, mi rendo conto di aver trascorso la giovinezza in una situazione di totale ingenuità" dice uno dei carabinieri che più si erano valere nelle indagini. Concludo dicendo che l'opera è valsa la pena distrarmi dai miei generi preferiti.
2 persone l'hanno trovato utile
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Recensito in Italia il 21 gennaio 2024
Libro molto bello, dettagliato e di facile comprensione.
Per nulla scontato, ti prende ed è difficile staccarsi.
L’autore è bravissimo poiché riesce a farti entrare nella storia senza sconvolgerti.
Si tratta di uno degli omicidi più brutali degli ultimi anni, consumato senza motivo.
Libro Consigliatissimo
Recensito in Italia il 16 febbraio 2024
un libro particolare, l'ho apprezzato e lo consiglio. Richiede una lettura approfondita.
Recensito in Italia il 22 gennaio 2021
A suo tempo non avevo seguito la vicenda dell’omicidio Varani, limitandomi a guardare ogni tanto, di sfuggita, i titoli sui giornali (e quanto alle trasmissioni televisive, zero assoluto: parafrasando una celebre formula yiddish posso dire per mille ragioni, la prima essendo che non posseggo un televisore). Mi sembrava, e francamente mi sembra tuttora, di aver capito tutto quello che dal punto di vista della cronaca poteva interessarmi capire: un atroce delitto consumato in un contesto di coca e sesso. Inutile dire che per il gran pubblico, sia detto senza nessun disprezzo, più morbosamente titillante del delitto in sé dev’essere risultato il contesto, soprattutto quello sessuale, e soprattutto la specificità omoerotica del caso. E infatti l’autore di questo libro giustamente scrive: “Vivevamo in un paese retrogrado, terribilmente in ritardo sulle questioni di genere e di orientamento sessuale.” (Lagioia utilizza l’imperfetto in accordo con la sua chiave di storicizzazione del passato prossimo.) Poi però lui a sua volta indulgentemente dedica pagine e pagine alle ripetitive descrizioni di incontri imperniati, oltre che sull’immancabile coca, su pratiche peraltro in se stesse non strabilianti di sesso orale o anale, con contorno di dettagli sugli aspetti di prostituzione maschile o sui preliminari degli incontri nella triangolazione tra discoteca, sala di slot machine e pub che sembra delimitare il massimo di spazio offerto all’uscita dall’eterno tinello italiano.

Intendiamoci. Non trovo nulla di riprovevole nello scandagliare ai fini narrativi il maggior numero di risvolti biografici, psicologici, sociologici delle figure coinvolte, fosse pure soltanto indirettamente, nella terribile storia. Non a caso tanti commenti a questo testo evocano l’esempio, o forse dovrei dire il modello, di A sangue freddo. Solo che qui dopo poco si finisce per sentirsi di fronte a una desolante monotonia umana: stravolta, penosa, allucinata, crudele, ma sempre monotonia. E sospetto che di questo si renda conto l’autore, che infatti a un certo punto giudica opportuno gettarsi in prima persona nel racconto, soffermandosi lungamente non solo sui suoi stati d’animo di inquietudine, o di vera e propria angoscia, provocati dalla meditazione addirittura ossessiva su tutta la vicenda (quanta distanza dal freddo sguardo oggettivo di Capote, che per questo fu accusato di distaccato cinismo!), ma anche su una tranche de vie autobiografica il cui innesto, a dire il vero, non sembra particolarmente funzionale.

E qui devo confessarmi tuttora incapace di sciogliere una perplessità che mi porto appresso da quando ho cominciato a conoscere Lagioia attraverso i suoi video suYouTube: è senz’altro persona molto intelligente e di grandi doti culturali, ma, a parte questo, è un candido emotivo, un gran furbo, o l’uno e l’altro? Per illustrare questo che mi guardo bene dal giudicare un infamante trilemma può essere utile soffermarsi, oltre che sul suddetto brano autobiografico, su un altro che compare un po’ prima della metà del testo (e peraltro è forse il punto dove si vola più basso).

Lo scrittore si reca a far visita ad un colonnello dei carabinieri, che come prima cosa, dopo un “Nicola entri!” pronunciato con “voce vigorosa” e una stretta di mano (che immaginiamo anch’essa vigorosa), “domandò quanti anni avessi, dove fossi nato, che studi avessi fatto, quale tipo di lavoro svolgessi. Non era un interrogatorio. Era lo Stato che posava il proprio orecchio su uno dei suoi figli per conoscerne meglio la storia.” E va bene: Grazie papà (a parte l’incongruità e direi la goffaggine dell’orecchio invece del tradizionale sguardo come complemento oggetto del verbo posare). Ma se uno si dicesse che il colonnello, in quanto anche lui stesso figlio dello Stato (o no?), avrebbe ben potuto rivolgersi ad un suo concittadino, che era venuto a conversare e non a rilasciare una deposizione da mettere a verbale, nella rispettosa e semplice chiave della civile urbanità? Che ci possiamo fare: era un uomo come “vecchi presidi di scuola, insigni linguisti e altri probi per i quali lo spirito di servizio era più importante della carriera”. M’hai detto un prospero. Ometto tanto altro di questo brano, che però andrebbe letto integralmente per non perdere nessun passaggio del flautato ossequio. Ma non posso tralasciare il passaggio in cui il colonnello chiede “Nicola, lei crede in Dio?” , e invece della seccata risposta: Affari miei, che a me verrebbe istintiva, Lagioia offre la sua premurosa disponibilità a qualificarsi agnostico. Qui l’alto ufficiale pone la cruciale domanda: Che vuol dire? Una lacunuccia culturale - forse un po’ sconcertante in chi, veniamo a sapere, è addirittura laureato (in ingegneria industriale) e di esperienze di vita ne ha conosciute a bizzeffe - la quale però non sembra affatto turbare lo scrittore: siccome lui acculturato è, deve aver pensato: Suvvia, non facciamone un caso, neanche Molly sapeva cosa fosse la metempsicosi. E chiarisce il termine al colonnello, che modestamente e saggiamente commenta “c’è sempre da imparare.” (Ma, ad onore di Lagioia, va riconosciuto che poi non si accomiata con un: Colonnello non voglio pane!)

Questo brano mi ha così irritato che stavo per decidere di porre fine qui alla mia lettura. Ma se ho acquistato il libro è stato perché me ne ha parlato in termini entusiastici un caro amico con cui spesso mi trovo d’accordo su tanti criteri di giudizio, e per questo stesso motivo ho poi deciso di arrivare fino alla fine. Effettivamente ne è valsa la pena perché, al di là dei singoli contenuti su cui ho già espresso delle critiche ed alcune altre sto per esprimere, o più esattamente riportare, la padronanza narrativa di Lagioia si fa in quanto tale apprezzare senza riserve. Il taglio delle scene, il ritmo delle entrate in campo dei personaggi, l’alternarsi dei tratti freddamente cronistici con quelli spudoratamente personali, la stessa efficacia dei dialoghi malgrado tutta la difficoltà della resa del parlato italiano sulla pagina scritta quando giustamente si vuole evitare il più possibile la scorciatoia del dialetto, in questo caso romanesco (mica sono tutti Gadda, o almeno Pasolini): tutti questi aspetti denotano una tecnica letteraria che trascina la lettura, anche se non andrei fino a condividere l’opinione di tanti lettori (tra cui il mio amico, non l’etiope, ma quello di cui sopra) per i quali si tratta di un libro che non si riesce a chiudere prima di averlo terminato.

Le altre critiche di cui dicevo non vedo motivo per esprimerle con parole mie, visto che coincidono con quelle che ha già pubblicato una lettrice su Amazon: Lo sfondo di una Roma devastata dall’incuria, dalla mondezza, dai rifiuti, dai gabbiani e dai topi pur se vera, non è l’unica immagine di questa città. La storia poi dell’olandese turista che viene a Roma per i suoi incontri pedofili è del tutto fuori contesto. Assurde ripetizioni: non fa altro che vedere persone che buttano nel Tevere le biciclette.
48 persone l'hanno trovato utile
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Recensito in Italia il 10 aprile 2022
Come da titolo non seguo le notizie di cronaca nera, né tantomeno trasmissioni televisive sull’argomento, non sapevo nulla del delitto raccontato, avevo letto qualche titolo di giornale ma nulla più. Ho acquistato l’ebook perché in offerta e sembrava si parlasse di Roma. Il libro invece mi ha preso, la storia vera, giova ricordarlo, mi ha sorpreso perché di un mondo che non conosco, fatto da nuovi adulti, avidi di ricerca del piacere a qualunque costo, persi nella ricchezza non guadagnata, minati dall’ossessione della droga. L’autore molto bravo, ricostruisce la storia, talora con distacco, talaltro con particolare empatia, come nei confronti dei genitori della vittima. Non ho capito che c’entra una specie di storia collaterale minore, di un turista pedofilo. Non mi pare ci sia alcun legame con quanto raccontato sull’omicidio, che é ricca di per se e non aveva necessità di aggiunte, una stella in meno per questo.
4 persone l'hanno trovato utile
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Recensito in Italia il 27 settembre 2023
È davvero un ottimo libro, soprattutto per come l’autore racconta i fatti narrando non solo il suo punto di vista ma combinandoli con la sua storia personale. Io personalmente non conoscevo i fatti accaduti a Roma prima di leggerlo e ne sono rimasta totalmente sconvolta. Sicuramente non è un libro per deboli di cuore!
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Le recensioni migliori da altri paesi

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Alberto Giron Abad
5,0 su 5 stelle Historia bien narrada
Recensito in Spagna il 5 maggio 2022
Una vez acabado el libro puedo decir que me ha parecido espectacular el modo en el que se relatan los hechos y el respeto y seriedad con la que se tratan
Simona Perini
5,0 su 5 stelle Romanzo verità
Recensito in Germania il 30 ottobre 2021
Si inizia a leggere e dopo poche pagine siamo coinvolti e dobbiamo andare avanti, seguire l”inchiesta fino alla fine. E siamo a Roma, si sente proprio l”aria di Roma. Bellissima lingua!
alessandro pagani
5,0 su 5 stelle When devious minds meet
Recensito nel Regno Unito il 16 marzo 2021
Amazing read, I read the whole thing in one day
Highly recommended
Cliente Amazon
4,0 su 5 stelle Filthy realism
Recensito in Spagna il 29 settembre 2022
Quite interesting.