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Estratto Estratto
Americanah Copertina flessibile – 6 ottobre 2015
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- Età di letturaDa 3 anni in su
- Lunghezza stampa501 pagine
- LinguaItaliano
- Dimensioni13.6 x 2.7 x 21 cm
- EditoreEinaudi
- Data di pubblicazione6 ottobre 2015
- ISBN-108806227270
- ISBN-13978-8806227272
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Dettagli prodotto
- Editore : Einaudi (6 ottobre 2015)
- Lingua : Italiano
- Copertina flessibile : 501 pagine
- ISBN-10 : 8806227270
- ISBN-13 : 978-8806227272
- Peso articolo : 440 g
- Dimensioni : 13.6 x 2.7 x 21 cm
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Questa terza opera di Adichie, come peraltro la precedente (Metà di un sole giallo) ha il respiro largo e lungo. E sono quattrocento pagine divise tra Nigeria, Usa, e ancora, Nigeria.
E' la storia di formazione della giovane nigeriana Ifemelu che dopo un'esperienza in America che le ha fatto conoscere il mondo occidentale, dandole anche un piccolo ma significativo successo come blogger irriverente e impegnata sui temi dei neri americani, sente il bisogno di ritrovare le radici. Gli Stati Uniti sono stati una tappa utile di crescita: le hanno rimescolato sterotipi, ideali, convinzioni. Le hanno regalato nuove relazioni affettive. Ma, appunto, restano una tappa. E Ifemelu torna a casa, per immergersi nuovamente nell'Africa delle origini: ritrovare, nei suoi ambienti, sensazioni, emozioni, sentimenti che aveva lasciato da studentessa.
La vicenda è raccontata con leggerezza: bella scrittura, descrizioni colorate, molti personaggi che si agitano attorno alla protagonista, sia durante la sua esperienza americana che durante la sua vita nigeriana.
Centrale, a fare da filo rosso del romanzo, Obinze: il ragazzo con cui all'università scoppia un amore appassionato, di quelli 'magici', che si scoprirà essere non solo una infatuazione giovanile e che sarà il motivo conduttore - travagliato, doloroso, ma sempre intenso anche nei momenti di 'sfondo' - della storia.
E' una lettura che chiede tempo: ogni tanto il ritmo sembra cedere, anche perché talvolta eccedono i dettagli e il fiume del racconto prende molti rivoli, in qualche caso forse troppi. Ma si è premiati dalla abilità dell'autrice, che sa rendere con ricchezza di colori e di toni i contesti sociali, le relazioni, la varietà delle tante figure, in America e in Nigeria, che circondano la protagonista. Ed emerge, in questo modo, una capacità di indagine sociale non indifferente: acuta e positivamente irrispettosa, che stimola e coinvolge chi legge.
Me lo ha consiglaito mia figlia lo consiglierei a chiunque voglia avere una visione altra della vita e delle persone. di questi tempi indispensabile.
Ifemelu è la protagonista del libro. E’ una bella persona, l’amica che vorremo o che avremmo voluto, è quella intelligente, spiritosa e benvoluta da tutti, è quella che parte da Lagos, va negli Usa, diventa un personaggio grazie alle sue sole forze, sbarca a Princeton e poi torna a Lagos per chiudere il cerchio. Ifemelu è quella che scopre di essere nera non appena scende dall’aereo negli Usa e smette di essere nera quando fa ritorno a Lagos. E’ quella che si appassiona per Obama (off course), la zia tanto amata dal nipote, la tata che riesce ad entrare in sintonia con i bimbi delle ricche famiglie americane, di stampo “democrat-veggie-km0”, nelle cui case presta servizio per pagarsi gli studi. E’ Biancaneve (passatemelo) che fa innamorare il bianco più bello e ricco. Ifemelu però è anche una persona irrisolta, una di quelle capaci di far saltare il banco prima di ritirare la vincita, una di quelle che per andare da Roma a Pescara fa il giro per Usa-Cina-Balcani. Perchè lo fai? (direbbe Marco Masini).
Obinze è il personaggio, a mio avviso, più riuscito. Una persona solida già da adolescente, amante della cultura e dell’America, serio e mai banale. Ifemelu è l’amore della sua vita ma quell’amore è un percorso tortuoso, molto tortuoso e lui cerca di percorrere quella strada senza mai approfittare di qualcuno o qualcosa. Le pagine di Obinze in Inghilterra, senza permesso di soggiorno, costretto a lavorare sotto falso nome, sempre in bilico ma sempre apprezzato, sono tra le più belle del romanzo. Il Karma della vita restituisce ad Obinze quello che gli aveva tolto, e questo ci fa piacere.
«Espulsione». Quella parola fece sentire Obinze inanimato. Una cosa da espellere. Una cosa senza respiro né intelletto. Una cosa.
Provate a pensare a Lagos, la capitale della Nigeria. Un gigante da 16 milioni di abitanti. Penserete al degrado, agli slums, ai poveri, alle montagne di rifiuti, al caos. Invece la Lagos di Ifemelu, Obinze & Co. è quella degli intellettuali, dei ricercatori, degli ingegneri, dei direttori del personale, dei wedding planner, dei professori universitari che si sono formati nelle migliori università del mondo e che si scontrano con un sistema inefficiente, corrotto e feroce. Poi ci sono anche i cafoni arricchiti, i parvenù, le mantenute e quelli che le mantengono, quelli che hanno un orizzonte fatto solo di soldi, macchine e belle case. La middle class intellettuale rappresentata da Chimamanda è la stessa protagonista di Metà di un Sole Giallo, ed è un qualcosa di diverso rispetto agli stereotipi e a letture stantie e vecchie della società africana.
Negli Usa, dove va per l’Università e dove l’aspettano zia Uju e Dike (altri due bei personaggi), Ifemelu si scopre nera. La parte più interessante della sua vita da Americanah, sono le contraddizioni che il libro evidenzia con cura e ironia. Un solo esempio: c’è la ricca signora radical chic che cammina scalza nella sua tenuta di campagna per stare a contatto con la terra e ci sono milioni di ragazzini a Lagos che non hanno le scarpe e c’è la mamma di Ifemelu che l’avrebbe schiaffeggiata se fosse uscita di casa scalza. La parte Usa è quella che mi è più piaciuta, è quella dove prevale l’aspetto della critica sociale (a volte anche esagerata) rispetto alle vicende di cuore. Dopo i primi anni difficili, Ifemelu diventa un personaggio noto grazie al blog Razzabuglio, ha fidanzati ricchi che la adorano o fidanzati intellettuali di Princeton che la adorano lo stesso. L’ambiente è sempre quello elitario e radical chic, della raccolta differenziata, del mangiare gli avanzi, del km 0 a tutti i costi. Tutto talmente bello e giusto che diventa soffocante. L’ambiente frequentato da Ifem è di quello fatto da persone che possono permettersi psicoterapia e attacchi di panico.
Nessuno a Kinshasa aveva attacchi di panico. Non che il disturbo avesse un nome diverso, non aveva un nome e basta. Le cose cominciano a esistere solo quando hanno un nome?
Lei non capiva il grunge, l’idea di sembrare trasandati perché ci si poteva permettere di non esserlo: faceva il verso alla trasandatezza vera.
Non abbiamo ancora completato il primo ciclo di prosperità: dobbiamo arrivare in fondo per tornare alle origini, a bere il latte dalla mammella della mucca.
Il punto di vista “nero”:
E’ stata la sorpresa del libro, bella e utile. Chimamanda è brava nel farci vedere le cose come le vede un nero. Il punto di vista nero, ad esempio, vede forme di razzismo e discriminazione dove il punto di vista bianco vede, magari, solo una discussione puntuta o qualche parola sopra le righe. Non sono tra quelli che crede di vivere in mezzo a frotte di razzisti nascosti, però mi fido di più del punto di vista di Ifemelu, che le situazioni le vive sulla propria pelle. Siamo abituata ad una codificazione sociale del pensiero per cui è spesso il bianco che pensa qualcosa del nero. Questo libro ci fa vedere anche l’altro lato e di questo dobbiamo ringraziare perchè è un bene allargare lo sguardo e il pensiero.
Il mio voto è tre stelle su cinque, ma non è un libro di media bellezza. Ha momenti di alta letteratura, impegnata o meno, e momenti in cui il registro è quello basso delle canzoni pop d’amore. Lo consiglio? Sì, perchè comunque lascia qualcosa dentro e perchè ci sono atmosfere che difficilmente si dimenticano, come quelle dei momenti in cui soffia l’Harmattan a Nsukka.
Sai come mi sono sentito per tanto tempo? Come se aspettassi il momento di essere felice