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Non lasciarmi Paperback – 24 giugno 2016
Avvertenza: Solo per uso domestico
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- Età di letturaDa 3 anni in su
- Lunghezza stampa304 pagine
- LinguaItaliano
- Dimensioni13.4 x 2.2 x 20.8 cm
- EditoreEinaudi
- Data di pubblicazione24 giugno 2016
- ISBN-108806231774
- ISBN-13978-8806231774
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“È uno struzzo, quello di Einaudi, che non ha mai messo la testa sotto la sabbia”
Dettagli prodotto
- Editore : Einaudi (24 giugno 2016)
- Lingua : Italiano
- Paperback : 304 pagine
- ISBN-10 : 8806231774
- ISBN-13 : 978-8806231774
- Peso articolo : 299 g
- Dimensioni : 13.4 x 2.2 x 20.8 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 2,075 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 172 in Giochi di società
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L’autore accompagna il lettore in un collegio britannico, introdotto da un io narrante femminile, ospite dell’istituto stesso: Kathy H. L’azione si svolge in uno scenario distopico, intorno alla metà del secolo scorso, tra lezioni di poesia, disegno e baratti periodici di cianfrusaglie, frutto della carità pelosa di benefattori anonimi.
Grazie a una tecnica narrativa di impressionante accuratezza e abilità veniamo condotti, gradualmente, ad avvicinarci a un piccolo gruppo di personaggi umanissimi ai quali, prevedibilmente in ragione della giovanissima età, sembra difettare una piena consapevolezza di sé e del mondo che li circonda.
Questi adolescenti timidi e disciplinati, apparentemente orfani, privi di legami famigliari e di contatti col mondo esterno, sviluppano un’empatia e una forma di solidarietà forse un po’ ovattate ma in realtà profonde, essenziali, mentre socializzano reciprocamente e assorbono nozioni, regole e cultura dalle loro istitutrici.
La prosa magistrale di K. Ishiguro ci farà identificare poco a poco con i personaggi principali, costringendoci a riflettere e facendo ruotare progressivamente di 180 gradi il nostro punto di vista, col progredire della conoscenza: cresciamo e impariamo insieme a loro.
Inizialmente aderiamo istintivamente alle riserve mentali della società perbenista che ha prodotto ed emarginato queste creature – si tratta di cloni umani – dubitando della loro piena umanità, in parte temendo la loro intrinseca diversità, lasciando nascere il dubbio che individui dotati di anima non subirebbero passivamente il proprio destino, senza mai ribellarsi né manifestare apertamente disagio.
Poi paradossalmente, quasi anestetizzati dalla dolcezza e dalla naturalezza di un linguaggio delicato e introspettivo, cullati dalle note di una canzone sentimentale che ha ispirato il titolo, scopriamo con stupore filtrato da incredulità e controbilanciato da un'impulsiva presa di distanza che quegli esseri sfortunati diventeranno adulti ma non giungeranno mai all’età matura, essendo destinati a diventare donatori di organi per trapianti.
L’agghiacciante retroscena di una società che produce pezzi di ricambio viventi per sconfiggere il cancro e altre malattie incurabili, portando improvvisamente l’aspettativa di vita oltre il secolo, ci viene fatta assimilare come un prezzo da pagare al progresso scientifico, al quale nessun individuo lucido e affezionato ai propri cari sarebbe mai disposto a rinunciare.
Pertanto, come i protagonisti del romanzo, siamo inibiti, non ci rivoltiamo apertamente, mentre il tarlo del dubbio inizia a insinuarsi nelle nostre coscienze, a farci mutare angolo di osservazione, quando dobbiamo costatare l’evidenza che si tratta di esseri umani senzienti, che provano sentimenti, talvolta dotati di sensibilità artistiche, nutrono aspirazioni condivisibili e, in sintesi, dimostrano chiaramente di avere un’anima.
Terminati gli anni di formazione, si passa nel territorio di mezzo, fuori dal collegio, nella terra di nessuno in cui si delineano meglio i destini individuali, si sconfina nell’età adulta, ci si confronta con gli sfuggenti veterani della donazione, ci si incanala sui loro passi e/o si opta in alcuni casi per l’assistenza ospedaliera ai donatori stessi, in vista dell’ineluttabile destino comune. Kathy vede realizzarsi l’amore col coprotagonista Tommy, superando la rivalità con l’amica del cuore che si avvia a una fine prematura, a causa di una donazione dall’esito infausto.
Nel frattempo il collegio chiude i battenti, privo di finanziatori, sulla scia di uno scandalo legato a episodi di eugenetica che fanno indignare l'opinione pubblica. I rimanenti istituti che accolgono i cloni regrediranno a una condizione equiparabile a un allevamento di polli in batteria.
Anche Tommy ha iniziato a essere sottoposto al prelievo di organi, fino al momento in cui, rispecchiando il carattere sanguigno che da bambino lo faceva urlare di frustrazione contro ingiustizie ed esclusioni preconcette, da parte dei compagni, finalmente si abbandona a uno sfogo lacerante, senza tuttavia tentare concretamente di sfuggire a un destino, per quanto inaccettabile, pur sempre ineludibile.
A questo punto del romanzo giunge la svolta chiarificatrice, si svela l’amara realtà che sottende a tutto l’impianto narrativo. Le vittime ma soprattutto i carnefici scoprono le carte, crolla il castello di preconcetti, sottintesi, omertà, illusioni.
In questo senso la narrazione di Ishiguro si presta a interpretazioni multi-livello, analisi psicanalitica, facendosi epico: chiude il cerchio con l’eroe omerico che, massima espressione dell’uomo, essere mortale benché dotato di anima e intelletto, così come gli dèi olimpi, qui rappresentati dalla società soprastante dei destinatari delle donazioni che aspirano implicitamente all’immortalità, ne condivide la sudditanza nei confronti del fato, unico e dispotico burattinaio della condizione di essere vivente e senziente.
I ragazzi del romanzo sono gli schiavi moderni, gli intoccabili di cui i “normali” hanno paura, gli internati di lager e prigioni, di ospedali psichiatrici e centri di prima accoglienza, i paria, i rifugiati e gli emarginati, i reietti, gli ultimi e gli esclusi che non hanno voce. Con il mondo-altro condividono, tuttavia, l’accettazione necessaria e imprescindibile della propria condizione umana e conseguente precarietà, dei sogni di affermazione, della ricerca del piacere unita indissolubilmente al dolore di vivere e alla propria mortalità.
Questo rende “Non Lasciarmi” un’opera universale: il tema etico, fin qui rimasto quasi sotto traccia, esplode nella terza parte del romanzo col suo corollario di interrogativi contraddittori e irrisolti, incidendo sulle nostre concezioni morali, ma senza alterare lo status quo, senza modificare concretamente le vicende dei personaggi.
Così la metamorfosi e la maturazione si compiono, sotto gli occhi del lettore / spettatore, la rotazione guidata del punto di vista ha ribaltato le iniziali diffidenze, le perplessità, i distinguo artificiosi, gli alibi inconsistenti. L’immedesimazione è completa, fino al punto in cui Kathy H., sola nell’imminenza della sua prima donazione, immagina di vedere spuntare una figura indistinta all’orizzonte della campagna inglese, finendo per accorgersi, pian piano, che si tratta del suo alter ego, del suo Tommy ormai perduto.
E non rimane altro che piangere.
Premio Nobel per la letteratura. Non a caso, aggiungerei.
Molto ben scritto, coinvolgente e inquietante.
Purtroppo, come i migliori film horror, è poco realistico.
È certamente accettabile la rappresentazione di una società utopica, crudele e disumana verso alcuni suoi membri,
destinati sin dalla nascita "al macello", per il bene della maggioranza dei loro simili (come troppo spesso è realmente e tristemente accaduto nella storia della umanità).
Ciò che disturba e rende fantasiosa la vicenda qui descritta è però la "mansuetudine" di queste vittime sacrificali, consce del loro tragico destino, ma totalmente prive di qualsiasi desiderio di ribellione; mentre invece gli uomini, posti di fronte alle peggiori e più palesi ingiustizie (prima o - più spesso - poi) si sono sempre ribellati, anche se la gran parte delle volte senza alcun risultato pratico.
P.S. nel libro viene spesso citata una canzone: andate a cercarla in internet ed ascoltatela, vi sentirete ancora più immersi nel libro (ed immalinconiti).
Anche gli adulti, del resto, passano la maggior parte della loro vita senza quel pensiero in primo piano. Nei momenti di riflessione ci si consola dell'inevitabilità dicendo che la Natura vuole così. Per i ragazzi del libro, a posto della natura, c'è un'autorità onnipotente e inafferrabile (la volontà della società che si serve di quei cloni?) a cui non possono opporsi e dicono"È quello che ci di aspetta da noi".
"Non stare al gioco", per noi come per loro, è possibile solo con la rinuncia alla vita.
Per la maggior parte del libro, soprattutto nella lunga parte in cui si racconta della vita nel collegio di Haisham, non si capisce il destino di quei ragazzi e ,anche dopo, non ci sono dettagli sulle "donazioni". Questo all'inizio mi è apparso un po' frustrante finché non ho pensato che, molto sapientemente, l'autore ci mette nella condizione dei protagonisti a cui è stato "detto e non favorendo così la loro acquiescenza ma anche la loro serenità. Come per noi.