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Non stancarti di andare Copertina rigida – 9 novembre 2017
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- Età di letturaDa 3 anni in su
- Lunghezza stampa311 pagine
- LinguaItaliano
- Dimensioni23.9 x 3.8 x 33.1 cm
- EditoreBao Publishing
- Data di pubblicazione9 novembre 2017
- ISBN-108865439319
- ISBN-13978-8865439319
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Dettagli prodotto
- Editore : Bao Publishing (9 novembre 2017)
- Lingua : Italiano
- Copertina rigida : 311 pagine
- ISBN-10 : 8865439319
- ISBN-13 : 978-8865439319
- Peso articolo : 1,24 Kilograms
- Dimensioni : 23.9 x 3.8 x 33.1 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 11,056 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
- n. 307 in Biglietti di auguri
- Recensioni dei clienti:
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Ho appena finito di leggere questa meravigliosa graphic novel.
Non ho le parole adatte per commentarla, è qualcosa di bellissimo e doloroso e gioioso e tristissimo allo stesso tempo. È qualcosa di cui si ha bisogno per guardare un po' più in la, proprio oltre il nostro naso, ma anche per dare una sbirciatina dentro noi stessi.
Storia toccante e non banale, mi è piaciuta molto la storia nella storia, con i vari flashback sia nel passato più recente di Iris ed Ismail, che nel passato un po' più lontano in cui ci viene raccontata sia la storia personale di Maite (madre di Iris) che della sua famiglia d'origine, italiani emigrati in Argentina. Guerra nel passato, guerra nel presente, paesi, personaggi e storie diverse (ne siamo sicuri?), ma stesso dolore.
Le lettere ad "amore minuscolo" mi hanno fatto commuovere ed emozionare, riportando a galla pensieri e ricordi di quando ero io ad avere il pancione aspettando il mio cucciolo.
Avrei veramente voluto incontrare nella mia vita un Saul.
Vogliamo poi parlare delle tavole? Sono vere e proprie opere d'arte, sono di una bellezza stratosferica. Si vede la vita vissuta sui volti, delle tavole mute o con poche parole riescono ad esprimere in tutta la loro forza, rabbia, dolore, paura, in maniera travolgente.
"Il cielo si fa scuro, il motore perde forza. Per il sovraccarico, forse. La barca non rompe più le onde. Scoreggia sui nostri sogni, sputacchia, si ingolfa, poi esala un ultima nube puzzolente....e tace per sempre.
Provano a farla ripartire, ma niente. Siamo a secco, dicono. Imbevuti di mare, ma a secco. Perché non c'è una tanica di scorta? Maledizioni, imprecazioni, silenzio.
Il buio incombente s'arrotola in cumuli gonfi e ci rovescia addosso il suo disappunto. In men che non si dica ci fa stracci fradici in preda ai cavalloni.
Acqua dappertutto: ferma il tempo negli orologi, frusta le schiene magre, aggiunge lacrime alle guance scavate. I pochi al riparo nella misera cabina scacciano chi tenta di unirsi a loro: rivendicano il privilegio dei piloti. Che non ha senso, non più, ormai: a guidarci è questa fluida inquieta immensità, questo vento sferzante.
Il diluvio dura il tempo di fomentare attriti tra i passeggeri. Primi conflitti tra chi è asciutto e chi no. Tra chi ha più cibo e chi meno. Prime occhiatacce "territoriali". C'è chi vorrebbe che si facessero dei turni per stare sotto la tettoia, chi abbaia, chi morde.
Un bambino chiede da bere al padre. Quest'ultimo nega la bottiglia: l'hai appena avuta, ci sono anche le tue sorelle. Lui mugola un po', poi s'acquieta rassegnato.
Mustafa s'è messo in una posizione e non s'è più mosso. Gli occhi fissi all'orizzonte. Ora che non piove più, ci si strizza.
Passa di mano in mano il corano, passa la bibbia, il temporale li ha resi uguali: parole colate via, rimaste solo nelle bocche e nei cuori di chi le ha custodite. Ha inizio il tradizionale concerto di litanie: no, stavolta non mi avranno. Le orecchie di Allah sono davvero all'erta? Ho l'impressione che, sempre che esista, si trovi altrove. Eppure mi ostino a figurarmi un salvataggio che non arriva. Non sono pronto a morire.
Passa la notte, passa il giorno, si perde la nozione del tempo. Qualcuno comincia a nascondere il cibo, l'acqua rimasta vale più dei dollari: ci si scruta con sospetto, si arriva a negarne un sorso a chi l'ha terminata. Ci si sente neri, ma l'alternativa - mors tua vita mea - annulla le differenze. Anche i bimbi hanno smesso di sorridere.
Il figlio di Mustafa dice di aver paura per i propri cuccioli. Dice che non vede più nessuna luce, che siamo stati dimenticati.
Non voglio credergli, ma poi m'accorgo che sto piangendo: per i miei genitori a casa, i miei fratelli in europa, per gli eredi che forse non avrò mai. Per Hamzah, che non riesco ad odiare. Per Iris, la mia Nur, per i sogni dei bambini che si spengono. Per il buio che se li sta mangiando.
Mi dico che è necessario immergersi nella notte per poter approdare alla luce abbagliante del giorno. Sto cercando la luce nera della notte, la libertà dentro l'incubo, la pace dentro la sofferenza, invio il mio bisogno all'universo: confido che manderà qualcuno, qualcosa..ad addestrare il mio cuore esausto. Fose non esistono risposte, ma solo domande attraverso le quali provare a vivere.
Di nuovo il mattino getta l'ancora sull'orlo dell'oriente. Il mare si placa e poi s'ingrossa, culla e schiaffeggia. Allah è confuso: non sa che farsene di noi. Forse ha troppe poche orecchie per ascoltare le suppliche di ciascuno. Forse altrove c'è chi grida di più: lo hanno assordato.
Ora regna il vuoto totale. Niente più cori. Il morale è sotto la barca, l'ostilità palpabile. Gli sguardi sono come coltellate, il freddo risucchia energie.
Sono rimasto zitto a richieste di cibo e acqua, mi sono fatto mostro per sopravvivere, pensando a Nur: così ho sporcato il suo ricordo. io impassibile: come sole e luna, che se ne fregano di tutto. L'esistenza di ognuno sovrasta le altre. Non siamo più umani."
Lasciarlo scorrere, metterlo in conto aprendo questo volume, porsi nell'ottica di attraversarlo come fossero tanti lenzuoli stesi in una stanza, dietro ad ognuno di essi la vita e i suoi insegnamenti.
I protagonisti sono coniugati benissimo nelle loro fragilità, difficoltà, travolgenti: come tipico degli autori, sono messi a nudo sia fisicamente che moralmente, consentendoci di capirne ogni piccolo gesto.
Maternità, solitudine, freddezza, conseguenze della vita che si incidono sulla pelle, che condizionano rapporti e modi di essere. Siamo particelle che si cementano sul nostro passato, assemblati di cocci di vetro che delineano i nostri passi.
Diversità di cultura e di vita, accettazione dell'altro con il suo bagaglio più o meno pesante. Italia e Siria, terra di accoglienza e terra di devastazione, terre di cultura, tanto diverse eppure sorelle, culle di storia, una simbolo di sicurezza e libertà, l'altra emblema di ciò che accade quando il fanatismo prende il sopravvento.
Questo libro apre la strada al pensiero di una religione fatta di fede senza una collocazione, ma costruita sul rispetto dell'umano, delle sue differenze, della Terra, dell'altro visto come risorsa e confronto arricchente. Religione che rende ogni spazio un Tempio, ogni corpo uno strumento, ogni mano un salvagente, ogni occhio un oceano da attraversare.
Tempo è quello che serve perché questo libro sia come la mano di un contadino, lasciare che il cuore si apra come la terra quando accoglie un seme. Chiudere le pagine, appoggiarsi il libro al petto e pensare, ad occhi chiusi, al vero valore della nostra esistenza.
Siamo umani, come tessuti diversi, dalle trame orientate e colori variopinti, ma andiamo indossati per essere compresi. Siamo ciò che Dio ha creato a sua immagine, il suo strumento dal suono più angelico, ma a lasciato ad ognuno l'arbitrio di decidere la propria melodia. Perché stonare nel male quando si può armonizzare il bene?
Questa graphic novel è qualcosa di diverso da quelle che ho letto finora: l’ho trovata più un racconto a disegni, infatti è una storia articolata e ricca di parti più “scritte”.
I protagonisti sono Iris e Ismail ed entrambi percorrono un viaggio. Lei nel passato, sulle origini della sua famiglia e lui fisico, di ritorno a casa.
Mi è piaciuta questa contrapposizione, questi due tipi di viaggi che fanno sì che il lettore scopra il loro passato attraverso il racconto.
Sono una coppia bellissima e insieme si compensano, il loro amore è qualcosa di speciale e questo viene spesso sottolineato.
Ho apprezzato molto i riferimenti alle religioni, una presentazione dell’Islam, ma soprattutto della Siria, che mira a far vedere anche la bellezza, oltre a tutto ciò che di brutto purtroppo accade.
Proprio la ricerca della bellezza, la contemplazione dell’arte e il guardare al mondo con occhi positivi è il messaggio che questo libro vuole lasciare, anche attraverso citazioni che hanno del filosofico.
Nonostante la quantità di fatti raccontati, infatti, questo libro ha una componente introspettiva molto forte, che appunto fa riflettere ma anche deviare dal racconto. Ogni tanto mi sono sentita un po’ spaesata, come se avessi perso di vista la questione affrontata.
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