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Tu l'hai detto Paperback – 11 aprile 2018
- Lunghezza stampa255 pagine
- LinguaItaliano
- EditoreIperborea
- Data di pubblicazione11 aprile 2018
- Dimensioni9.9 x 2.3 x 19.6 cm
- ISBN-108870914917
- ISBN-13978-8870914917
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Dettagli prodotto
- Editore : Iperborea (11 aprile 2018)
- Lingua : Italiano
- Paperback : 255 pagine
- ISBN-10 : 8870914917
- ISBN-13 : 978-8870914917
- Peso articolo : 200 g
- Dimensioni : 9.9 x 2.3 x 19.6 cm
- Posizione nella classifica Bestseller di Amazon: n. 201,289 in Libri (Visualizza i Top 100 nella categoria Libri)
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Due nomi importanti. Una coppia di scrittori/poeti di cui si è molto parlato e di cui si continua a narrare. Se penso a loro, mi sovviene alla mente una frase di Shakespeare: “Le gioie violente hanno violenta fine, e muoiono nel loro trionfo, come il fuoco e la polvere da sparo, che si distruggono al primo bacio.”
Ted e Sylvia si conoscono a una festa. Il loro primo incontro è uno scontro violento. Sylvia lascia un morso sulla guancia di Ted, e lui le strappa via la fascia rossa e gli orecchini d’argento. Da lì, inizia una storia d’amore di quelle maledette dal destino o forse dalle loro stesse azioni? Un amore passionale, violento quasi, direi anche ossessivo, dipendente. Di quelli che fanno anche un po’ male.
Sylvia e Ted bruciano subito le tappe: si sposano ben presto, di nascosto da tutti, o quasi (sarà presente solo la madre di Sylvia, Aurelia). Vivono di poesia, si incoraggiano, si spronano, si criticano, si danno suggerimenti. Sylvia batte e ribatte a macchina le poesie di Ted, le invia anche in America certa del suo talento. Ted deve combattere anche con i fantasmi della donna, perché Sylvia è tormentata da una presenza fissa, quella di suo padre morto troppo presto, lasciandole una voragine nel petto, quella di sua madre, presenza a volte troppo ingombrante nella sua vita, nella sua formazione. Sylvia ha anche i suoi scheletri nell’armadio, che sono sempre presenti anche sul suo corpo, in quella cicatrice sulla tempia che ricorda il suo primo tentativo di morte, l’elettroshock, uno dei momenti più difficili della sua vita. La Morte, un tormento costante. Una lotta interiore con se stessa che l’affliggerà per tutta la vita.
Un matrimonio, due figli, lettere e poesie rifiutate, successo di lui. Una vita orientata alla poesia. Sylvia stessa è poesia. E poi una Lilith che si insinua nella loro vita. Un tradimento. L’allontanamento. La caduta verso un baratro profondo, che se da un lato porta Sylvia a scrivere le sue poesie più belle, a buttar fuori tutto il suo estro creativo, a trovare finalmente la sua vera voce, dall’altra la conduce alla morte.
L’11 Febbraio 1963, dopo aver lasciato la colazione sui comodini dei suoi bambini, e aver sigillato la porta della loro stanza, Sylvia lascia un biglietto – come un’estrema richiesta di aiuto -, mette la testa nel forno a gas, e pone fine alla sua vita, a soli 30 anni.
Ed è da lì che inizia per Ted un periodo difficile. Tutti iniziano a condannare lui, perché se ci fosse stato, forse non sarebbe successo. Perché se non l’avesse tradita, forse Sylvia avrebbe continuato a vivere. Il traditore, il marito violento, l’uomo che ha condannato Sylvia alla morte.
Ted resta in silenzio per alcuni anni. Non scrive più. Si occupa dei suoi figli. Poi, dopo 35 anni di silenzio, propone al pubblico le Lettere di Compleanno: 88 Lettere tutte dedicate a Sylvia. Ecco che dà vita ai ricordi, al suo dolore, alla loro vita insieme, alle difficoltà, alla loro scrittura. Una sorta di omaggio alla donna che forse non ha mai davvero dimenticato, o forse anche un modo per espiare quel senso di colpa provato.
È giusto condannarlo? Chi è davvero vittima e chi carnefice?
In realtà, non è questo che si vuole trovare. Bensì donare un altro punto di vista.
Da queste lettere – che ho voluto leggere prima di scrivere di questo libro – e da altro materiale, Connie Palmen ha deciso di dare veramente voce a Ted Hughes, per permettergli di esprimere anche il suo pensiero, la sua visione della storia. Pur non essendo Ted stesso a parlare, leggendo anche le sue lettere, si ha come la sensazione che invece sia davvero la sua voce. Ted parla, ripropone tutte le fasi della loro vita insieme, dall’incontro-scontro, al rapido matrimonio, dai problemi in famiglia, a un passato difficile da cancellare, dai tormenti della sua donna, a una vita dedicata alla poesia, ma anche ai loro viaggi non solo reali tra l’America, la Spagna, Parigi ecc, ma anche nel mondo dell’inconscio e della magia. È un racconto intimo, che commuove e fa riflettere.
Tra queste pagine compare Sylvia, quella donna piena di passione e determinata, ma allo stesso tempo una sorta di bimba vittima dei suoi demoni, degli incubi e delle sue paure, chiusa in una campana di vetro che le rende difficile il respiro. Una ragazza che chiede aiuto, ossessionata dalla sua sete di perfezione, da quella voglia di rispondere alle aspettative che hanno gli altri – soprattutto sua madre – e dalla paura di non essere mai abbastanza. Sylvia vede nella poesia una forma di espressione, e per la poesia deve morire. La morte viene vista da lei come una sorta di liberazione, ma anche rinascita.
Ted e Sylvia si riconoscono, perché collegati da una sorta di condivisione di idee, di creazione. Vivono di poesia, si nutrono di essa, rispondono alla sua voce. Una poesia che però risulta violenta.
Tu l’hai detto di Connie Palmen, pubblicato in Italia dalla Casa Editrice Iperborea, è un meraviglioso e struggente viaggio emotivo in una di quelle storie d’amore forse un po’ malate, maledette. La storia di Sylvia e Ted, di una lepre timorosa con l’anima di vetro, e di una volpe. Adoro la prosa dell’autrice, è così poetica, meravigliosa. Si avverte molto la sua ricerca. Prima di scrivere qui, ho – come già detto – voluto leggere “Lettere di compleanno” di Ted Hughes, e ho ritrovato molto della narrazione della Palmen. I tanti momenti e pensieri di Ted. Quindi, a mio parere, la Palmen ha fatto un ottimo lavoro.
Hai la sensazione di avere Ted davanti a te, pronto a far sgorgare dalla sua anima tutto quello che per troppi anni ha tenuto celato, quel dolore che ha nascosto, mentre tutto il mondo si scagliava contro di lui. Accusandolo di essere stata la causa di tutto. Ma è veramente così? Sylvia avrebbe continuato a vivere anche se Ted non l’avesse tradita e abbandonata a se stessa?
Sylvia può essere difficile da comprendere, forse. Una persona complicata con cui vivere. Anche se io la capisco, per molti suoi pensieri.
Devo essere sincera nell’ammettere che anche a me Ted non piaccia molto. Tuttavia, leggere questo libro di una bellezza struggente, di una poesia unica, ma anche le Lettere di compleanno, mi ha permesso di riflettere un po’ su di lui.
Se è vero che noi non siamo nessuno per giudicare la vita di altre persone, è altrettanto vero che si possono comunque avere dei pensieri.
Vivere accanto a una persona come Sylvia, non è facile. Chi combatte costantemente con i propri demoni, con la voglia di essere apprezzata dalle persone amate, di rispondere alle aspettative che hanno soprattutto i propri genitori – nel caso di Sylvia sua madre -, ha molta più difficoltà a vivere, ed è facile trovare nella morte una via di fuga. Per Sylvia la poesia è tutto. E trova in Ted la sua massima personificazione. Lui è il poeta. Lei crede molto nelle sue poesie e lo aiuta.
Si aiutano reciprocamente. Sono uniti dalla poesia, ma alla fine anche separati.
Quindi, dicevo, se da un lato comprendo la difficoltà nel riuscire a stare accanto a una persona così, dall’altro non capisco quando si dice di amare qualcuno e poi lo si tradisce. Ted cede, a uno sguardo, a quella Lilith che lo allontana da Sylvia. E questo è uno dei motivi per cui non riesco a vederlo bene. Mi spiace, ma io il tradimento non lo accetterò mai.
E poi mi chiedo sempre: se non hai nulla da nascondere, perché hai cancellato gli ultimi diari della tua donna? Se hai deciso che fossero pubblicati gli altri, perché proprio i vostri momenti li hai distrutti? Ho letto che lo ha fatto per proteggere i figli, ma a me restano numerosi dubbi.
Che poi se vogliamo dirla tutta, anche Assia Wevill, la sua Lilith, alla fine pone fine alla sua vita – e quella della loro bimba – imitando Sylvia in quell’atto orribile. Non è incolpare Ted, ovviamente, ma solo riflettere.
Sia chiaro, il mio non vuole essere un giudizio, quanto delle semplice domande, e il mio pensiero su di lui.
Per il resto non credo che la morte di Sylvia sia colpa di Ted. Non credo che Sylvia non avrebbe tentato il suicidio se lui non l’avesse tradita. Lei ne parla spesso nei suoi diari, nelle sue poesie. La morte diventa quasi una rappresentazione teatrale. Sembra che lei debba immolarsi, per una sorta di spirito poetico. Vede la morte come una rinascita.
Sì, forse se lui le fosse stato vicino, lei non si sarebbe ridotta a uno straccio. Forse lei avrebbe continuato a vivere altri anni, perché lui sarebbe forse riuscito a fermarla in tempo. Ma la lontananza dall’uomo amato, la collera provata, le ha permesso di dar finalmente voce alla sua anima, di creare i versi più belli, un romanzo stupendo. È difficile, davvero complicato parlarne. Non ci sono giudizi, e forse non c’è neanche risposta alla domanda Chi è il carnefice? E chi la vittima? Forse a loro modo sono stati entrambi vittime e carnefici. Forse, tanti forse, a cui purtroppo non possiamo trovare risposta, ma solo formulare semplici pensieri, sensazioni.
Resta la bellezza dei versi. Una storia struggente di un amore violento che si è consumato troppo in fretta. Un amore forse un po’ malsano, ma che in fondo forse ancora vive dopo la morte. E forse, da qualche parte, stanno ancora ballando insieme.
È un libro che consiglio. A chi ama Sylvia, a chi ha voglia di leggere anche la sua storia d’amore e vita con Ted, dal punto di vista con lui.
Imperdibile per gli amanti della Plath. Bello l'escamotage di dar voce a Hughes (ed ambizioso anche...!)
Ben riuscito, riabilita l'orco
In questo romanzo Ted Hughes, marito della poetessa Sylvia Plath, prende la parola per raccontare ciò che ha caratterizzato la loro vita di coppia, alquanto altalenante. Parto col dire che la Plath per me è ancora un’isola distante —ne conosco la fama solo per vie traverse — quindi non sapevo fosse preda d’ossessioni e tormenti, tanto da giungere alla decisione drastica di privarsi della vita.
Ted decide di fare un percorso a ritroso, di raccontare le loro vicissitudini: è stanco d’essere definito colpevole anche da labbra estranee, di passare di bocca in bocca senza poter narrare anche la sua versione dei fatti. Nulla toglie che Ted abbia errato, tra i vari tradimenti messi in atto, ma questo basta per additare un uomo e dichiararlo responsabile per il suicidio altrui?
Questo libro dona l'esperienza di un amore passionale, travolgente ma anche tossico e oscuro. Sylvia Plath sin da giovane si è trascinata nel profondo un grigio mostro che durante la crescita s’è nutrito della sua anima, sino a diventare ingestibile. Eppure la loro relazione, all’inizio, sembra una poesia-tornado: incanta, trascina, coinvolge sentimenti intensi — e man mano guida verso la rovina d’entrambi. Molti fattori esterni incidono in negativo sulla loro vita di coppia, ma la verità è che forse i due poeti non erano fatti per brillare a lungo insieme.
La voce narrante, Ted, è affidabile solo in parte; la Plath non esprime mai la sua versione dei fatti. Il lettore si affida a Hughes e può solo lasciar scivolare nella mente le sue parole e i rimorsi provati. Proprio per l’intensità dei sentimenti mi aspettavo uno stile narrativo molto caloroso e passionale, invece a lungo ho percepito la freddezza con cui il marito parla della moglie e ciò ha reso la lettura meno entusiasmante. Mi viene da consigliarla solo a chi cerca storie amorose angoscianti, con la consapevolezza che gli argomenti trattati hanno un certo impatto sull'animo.

Recensito in Italia il 11 marzo 2023
In questo romanzo Ted Hughes, marito della poetessa Sylvia Plath, prende la parola per raccontare ciò che ha caratterizzato la loro vita di coppia, alquanto altalenante. Parto col dire che la Plath per me è ancora un’isola distante —ne conosco la fama solo per vie traverse — quindi non sapevo fosse preda d’ossessioni e tormenti, tanto da giungere alla decisione drastica di privarsi della vita.
Ted decide di fare un percorso a ritroso, di raccontare le loro vicissitudini: è stanco d’essere definito colpevole anche da labbra estranee, di passare di bocca in bocca senza poter narrare anche la sua versione dei fatti. Nulla toglie che Ted abbia errato, tra i vari tradimenti messi in atto, ma questo basta per additare un uomo e dichiararlo responsabile per il suicidio altrui?
Questo libro dona l'esperienza di un amore passionale, travolgente ma anche tossico e oscuro. Sylvia Plath sin da giovane si è trascinata nel profondo un grigio mostro che durante la crescita s’è nutrito della sua anima, sino a diventare ingestibile. Eppure la loro relazione, all’inizio, sembra una poesia-tornado: incanta, trascina, coinvolge sentimenti intensi — e man mano guida verso la rovina d’entrambi. Molti fattori esterni incidono in negativo sulla loro vita di coppia, ma la verità è che forse i due poeti non erano fatti per brillare a lungo insieme.
La voce narrante, Ted, è affidabile solo in parte; la Plath non esprime mai la sua versione dei fatti. Il lettore si affida a Hughes e può solo lasciar scivolare nella mente le sue parole e i rimorsi provati. Proprio per l’intensità dei sentimenti mi aspettavo uno stile narrativo molto caloroso e passionale, invece a lungo ho percepito la freddezza con cui il marito parla della moglie e ciò ha reso la lettura meno entusiasmante. Mi viene da consigliarla solo a chi cerca storie amorose angoscianti, con la consapevolezza che gli argomenti trattati hanno un certo impatto sull'animo.
